Ho rivisto a freddo il trailer di The Acolyte e credo di poter dire questo, che la serie ha tutte le potenzialità per essere memorabile.
Tuttavia vorrei iniziare l’analisi del trailer sbarazzandomi subito di alcune questioni spinose, cioè le critiche. Non ho ben capito perché mai gli haters abbiano attaccato la serie, ma credo che due siano i poli di discussione che giustificano le loro lamentele
1. Inclusività/multietnicità
2. Femminismo o presenza di donne in ruoli di rilievo.
🔹 Punto 1 Inclusività
L’accusa di inclusività o di multietnicità nella serie, per la presenza di attori appartenenti a minoranze etniche o comunque non occidentali, mi sembra fragile e fuori luogo.
Star Wars è un universo immaginario inclusivo, un crogiolo di culture e di specie aliene provenienti da tutti gli estremi della galassia. È un universo inclusivo in re ipsa, vale a dire necessariamente inclusivo; non potrebbe essere diversamente, ospita migliaia di mondi e il Melting pot ne è la cifra stilistica.
Il trailer è ambientato poi e soprattutto su Coruscant e Coruscant è il centro nevralgico della Galassia, sede, nel corso del tempo, sia della Vecchia Repubblica che dell’Impero Galattico. È il punto focale di navigazione della sistema, le sue coordinate iperspaziali sono (0,0,0); e questo lo colloca al centro di tutte le rotte.
La sua posizione e la sua popolosità oltre i suoi 5127 livelli, lo rendono il centro delle più importanti rotte commerciali e il pianeta più ricco e influente della galassia.
È quindi un attrattore naturale di razze ed etnie, ed essendo la “capitale” del sistema è allo stesso tempo sede degli affari e delle istituzioni di tutti gli agenti che operano nella galassia e ciò richiama gli abitanti di questa sul pianeta dove hanno i loro interessi politici ed istituzionali.
Coruscant è quindi una specie di NY galattica, la capitale multietnica per eccellenza. Dov’è ovvio che ci siano etnie differenti. Per non tacere poi il fatto che i Jedi cercano attivamente, in tutta la galassia, le entità senziente sensibili alla forza, quindi dei soggetti fra i più disparati provenienti da ogni angolo recondito dell’ellisse.
La serie, secondo alcuni (ma non concordo) quale estensione dei film originari dovrebbe essere pensata per un pubblico “ristretto”, (ovviamente se il pubblico aumenta e il franchise diventa un titolo internazionale bisognerebbe in realtà rivedere i destinatari della saga e pensare al nuovo pubblico, per non rimanere arenati agli anni ’70) ma, dicevo, per quanto la serie possa essere stata pensata per un pubblico ristretto, su questo pianeta rimane il fatto che la regola è e non potrebbe non essere, per un principio di logica consequenzialità, la multietnicità.
Diversamente la prevalenza di un’etnia, a detrimento di altre, avrebbe reso il trailer inverosimile e privo di realismo.
🔹 Punto 2: donne e femminismo
Per quanto riguarda la presenza di donne in ruoli strategici, anche questa mi pare un’accusa traballante.
Ci sono due motivazioni che giustificano l’attuale “tendenza” a centrare nella storia il ruolo delle donne senza dover scomodare chissà quali teorie woke o esotiche.
🔺 1. Un prodotto televisivo deve coinvolgere il pubblico di riferimento rendendosi ammaliante e adeguato ai destinatari. Il pubblico di Star Wars sono anche le donne che godono, come gli uomini, di ruoli di responsabilità o di comando. Sono emancipate e, per quanto faccia strano doverlo rimarcare nel 2024, “vestono i pantaloni” esattamente come gli uomini.
Le donne possono quindi ben ricoprire e riscoprirsi in ruoli che, nei film, erano, fino a poco tempo fa, appannaggio esclusivo degli uomini.
In altre parole ci sono donne che non si rispecchiano nella principessina da salvare e desiderano vedere qualcosa di diverso dell’ancella che aiuta il cavaliere, e di esse, in quanto spettatrici bisogna tenere conto.
🔺 2. La scelta di inserire comprimarie donne è poi perfettamente in linea con la continuità. Già in “Una nuova speranza” del ’77 la figura femminile ricopriva un ruolo di primo piano: è il caso di Leia (così come Padmé Amidala rappresenta il caso della trilogia prequel, e Rey il caso della trilogia sequel).
Leia, nel vecchio Expanded Universe, ora Legends era il capo di Stato della Nuova Repubblica che sposò Solo da cui ebbero tre figli.
Nei Sequel è diventata il generale Organa e il capo della Resistenza al Primo Ordine.
Non stiamo parlando, quindi, di un personaggio di poco rilievo, ma di una delle due speranze (l’altra era Luke) dell’universo di Star Wars in grado di riportare la pace nella galassia.
Che ci siano Jedi femmine quindi è del tutto ovvio e che siano caratterizzate con dei tratti forti e decisi è normale.
Anthony Breznican di Entertainment Weekly descrisse Leia come un “diplomatico, spia, guerriero, agente sotto copertura“.
Mark Edlitz la definì “una diplomatica e guerriera intelligente, esuberante e coraggiosa” sull’Huffington Post
Alyssa Rosenberg su Washington Post la dipinse così:
“Il coraggio di Leia come rivoluzionaria è chiaro dal momento in cui arriva sullo schermo. Spara alle truppe d’assalto a bordo della sua nave, stordendoli, poi ha l’audacia di provare a far vergognare Darth Vader di se stesso. Ha abbastanza energia dopo una brutta sessione di tortura per insultare il Gran Moff Tarkin. E mentre piange quando il suo pianeta natale, Alderaan, viene distrutto dalla Morte Nera, Leia non è paralizzata: quando compaiono i suoi inaspettati soccorritori, è pronta a partire, e ad aggrapparsi alla loro stupidità operativa.”
Nulla di nuovo quindi. Quello che vediamo nel trailer è semplicemente una conferma di uno stilema fortunato che trova un altro referente in Ellen Ripley di Alien.
Sono tratti vincenti, questi, che ritroviamo sintetizzati sia nei silenzi, ma molto eloquenti, che negli sguardi severi della Maestra Indara interpretata da Carrie-Anne Moss.
Non ha bisogno di presentazioni. L’attrice è la stessa che ha interpretato la trilogia di Matrix. Tutta la sua abilità maturata nell’interpretare un personaggio combattivo, Trinity, si riscopre in questi primi frammenti di trailer.
Le Jedi esistono e sono pari agli uomini. La serie amalgama, da quel che si vede, equamente i ruoli maschili e femminili.
🔸 Sul contenuto.
Dalla trama si possono riconoscere alcuni personaggi.
Uno fra tutti è Vernestra Rwoh un’abile Jedi che possiede una spada laser viola che può essere attivata in modalità frusta.
Vernestra Rwoh fu una Maestra Jedi Mirialan vissuta durante l’Alta Repubblica. Veniva soprannominata “Vern”, anche se il nomignolo non le piaceva. Ex Padawan del Maestro Jedi Stellan Gios venne promossa al grado di Cavaliere Jedi all’età di quindici anni, divenendo così la Jedi più giovane a ricevere il grado.
Ha, dicevamo, una spada laser particolare, modificata sulla scorta di una visione avuta dalla forza.
“Aspetta, come hai capito come farlo? Hai studiato uno degli archivi delle armi leggere?”
“No, il disegno completo mi è arrivato nel cuore della notte qualche settimana fa. Non sono riuscita a dormire finché non ho finito la modifica.”
La lama è viola, e può essere allungata e impiegata come una frusta.
L’altro personaggio di rilievo è un soggetto appartenente, potremmo dire, al lato oscuro della forza, una Yacombe, Mae interpretata da Amandla Stenberg.
Mae è un’ex padawan diventata guerriera “trascinata in un mistero sinistro, che la mette al centro di un conflitto in modi inaspettati.” Anche se la storia degli Yacombe è controversa, venendo considerati, a partire dal 382 BBY, come setta neutrale, sarà interessante capire come si evolverà l’arco narrativo di questo personaggio. Potrebbe essere lei l’Accolita? Il ruolo che ricopre si presta bene ad un’ambiguità.
“Non parlano affatto, rappresentante Waran. Parlano solo attraverso i loro delegati”
Di interesse è poi la presenza Yord Fandar: un cavaliere Jedi e guardiano del tempio che rispetta rigorosamente le regole dell’ordine. Sappiamo, dalla sua scheda, che il bisogno di rispettare pedissequamente le regole dell’ordine lo caratterizza e ciò potrebbe annebbiargli la mente.
Mi ha colpito parecchio la figura di Kelnacca interpretato da Joonas Suotamo (Chewbecca nella trilogia del sequel di Star Wars e Solo).
È “un Wookiee Jedi” una specie di eremita che ama vivere in disparte.
Rievoca ovviamente la figura Burryaga Agaburry un altro Wookiee Jedi e potrebbe essere interessante scoprire sei due avranno qualche punto di contatto, pur appartenendo a momenti storici differenti.
Anche Burryaga non ama le riunioni sociali perché la maggior parte delle persone non riesce a capirlo.
Infine il personaggio che attira maggiormente la mia attenzione è quello che potremmo definire il “protagonista” del trailer (per lo meno) Maestro Sol interpretato da Lee Jung-jae (Squid Game) è “un maestro Jedi saggio, molto rispettato e potente, forte nelle vie della Forza, che sta attraversando un conflitto emotivo”.
All’apice dell’epoca dell’Alta Repubblica si ritrova a indagare su una serie di misteriosi crimini che coinvolgevano altri Jedi oltre che la misteriosa donna di nome Mae.
I personaggi che mi hanno colpito sono questi e li trovo ben caratterizzati, quanto ai costumi appaiono ottimamente confezionati e la fotografia offre delle sottolineature potenti che riescono a restituire un worldbuilding ben realizzato.